disegni di paesaggi - 1998
Antonio Colombo Arte Contemporanea - Milano
Marco Meneguzzo
Un paesaggio quasi preistorico si dipana sul foglio come fosse una strip, una
sequenza da leggere più che da guardare, alla ricerca di connessioni
narrative, di un appiglio per una "storia" di cui manca il protagonista.
Poi, ci si accorge che il protagonista è il paesaggio stesso, nella migliore
tradizione del genere...
Ma Nathalie Du Pasquier dissemina divertita i suoi paesaggi in grìsailles
di elementi enigmatici, di oggetti spiazzati, talvolta addirittura di simboli:
che ci fa un bimotore a elica in un campo che potrebbe aspettare l'arrivo di
Ulisse? La contaminazione delle storie pare essere una costante dei lavori di
Du Pasquier, anche se, a dir il vero, la storia non è immediatamente
evidente, ma è indotta dalle forme e dai modi del disegno, dall'essere
o sguardo obbligato a trascorrere da un punto all'altro del foglio: forse non
si tratta dawero di un paesaggio, ma di uno scenario, di uno stage creato a
bella posta con montagne che sono di polistirolo, e che si possono idealmente
spostare a piacimento sull'impiantito, in modo da ricostruire il luogo migliore
per la storia che vogliamo mettere in scena. Gli elementi del gioco - "play",
in inglese, che significa anche "rappresentazione, commedia"... -
sono quasi sempre gli stessi, un muretto, un accenno di recinto, le montagne
(disegnate come le montagne di "Krazy Kat", il fumetto surreale americano),
la spianata, uno strano totem, che spesso ricorda le forme in ceramica dell'artista,
strane sostanze nel cielo, oggetti piombati lì per accidente, come l'aereoplano
di cui si parlava prima; come nei suoi quadri, in cui compaiono su astratte
partizioni cromatiche singole immagini, così anche in questi "disegni
di paesaggio" si ha la sensazione di trovarsi di fronte a un gioco combinatorio,
a un rebus di cui non esiste una so a chiave, ma molteplici. Il campo di gioco
è il gioco stesso.